“…un movimento verso un punto di perdita”
U. Galimberti, Le cose dell’amore.
Il vuoto è il presupposto del riempire, è l’insieme delle nostre possibilità. La creatività ha bisogno di un “niente” per creare un “qualcosa”: un po’ di vuoto è quindi necessario affinché avvenga la cre-azione.
Il vuoto è percezione di una mancanza, di ciò che separa me dall’altro-da-me, ed è fondamentale per la nostra vita psichica: se non lo sentissimo, non avremmo la necessità di riempirlo e quindi la possibilità di creare. Il vuoto è quindi creatività in potenza.
L’essere creativi ha a che fare con tutto ciò che ci rende umani: gli dei non possono creare in quanto non hanno questo senso di mancanza che anima noi mortali e ci spinge a trasgredire (trans-gredi, “andare oltre”), a fare dell’incontro con l’altro-da-me un’occasione di cre-azione. Il vuoto quindi è un insieme di mancanza e possibilità, e altri non è se non Eros.
Penetrante presuntuoso il tuo nome
mi riempie la bocca come la fretta
estiva di un ghiacciolo,
per poi uscirne a brandelli
disordinato
imprevedibile
gocciolando
e sfuggirmi
inesorabile in un ultimo sibilo.