Fin dalla sua prima stesura, il progetto prevedeva un’esposizione delle opere in un luogo esterno al carcere. Questo momento era fondamentale in quanto, essendo un lavoro sulla comunicazione fra dentro e fuori, bisognava far uscire questi segni di noi anche fisicamente, non solo simbolicamente. Importante è stato perciò scegliere dove esporre: la Fabbrica del Vapore infatti era piena di significati interessanti. Innanzitutto si trattava di un luogo legato al lavoro, alla produzione, abbandonato e lasciato morire per poi essere trasformato in sede espositiva dove portare e produrre cultura. Poi, aveva particolare valore il fatto che fosse comunale, e quindi un luogo della città, dei cittadini, un “fuori” sociale oltre che fisico.
All’allestimento hanno partecipato anche alcuni dei ragazzi che avevano il permesso di uscire, e il loro lavoro unito al nostro è stato decisivo per la riuscita dell’evento. Le otto opere ottenute durante il percorso sono state allestite secondo un ordine preciso e un preciso filo conduttore. La mostra si apriva con i fili rossi che strutturavano Cuándo esta noche e si chiudeva con il gomitolo rosso dell’Arianna del video. Non si trattava infatti di otto opere, bensì di un’opera a otto, otto tappe di un ciclo creazione-distruzione-creazione destinato a ripetersi all’infinito. Filo conduttore il segno-scrittura che si è trasformato in filo vero e proprio (il serpente e il gomitolo). Otto infatti è il numero dell’infinito, è lo spezzarsi del cerchio statico che
interrompendosi e riformandosi fa scaturire la creazione, il movimento eterno della vita.
Le opere:
- Cuándo esta noche tramonta el sol
Carta tessuta, filo acrilico, 160×230 cm.
Un foglio riempito di scritte è stato strappato e ri-tessuto con altri pezzi di carta nera, diventando una superficie densa di misteriosi giochi cromatici, eppure leggera e vitale.
- Parole Dissolte
Pennarello su stoffa tinta a mano, cucita su tarlatana; 23 pezzi, dimensioni variabili.
Frasi improvvisate scritte sulla stoffa sono state prima intinte nel colore, poi tagliate e mescolate a quelle di tutti. Dal caos sono state poi scelte per essere ricomposte sotto forma di piccole poesie affidate alla grezza trasparenza della tarlatana.
- Graffi su un lago
Tecnica mista su tela, 110×140 cm.
Basandosi sui segni lasciati dalle dita o dalle unghie sul colore liquido, è stato creato questo sognante dipinto, trasformando tracce di gesti istintuali in raggi di luce.
- Tramare
Acrilico su tela, 155×140 cm.
Un ulteriore esperimento con il colore liquido, ispirato alle tag dei writers, è diventato quasi un pizzo urbano, un po’ rabbioso un po’ malinconico.
- My Space
Tecnica mista su tela, 25 pz, 33×33 cm cad.
Una grande tela, risultato caotico dell’intervento di tutti,è stata tagliata in pezzi uguali: ciascuno ha, in quel frammento di caos, ricreato il suo ordine, lasciandosi ispirare da ciò che aveva davanti.
- Maraña
Acrilico su tela, 200 x 140 cm.
Uno spontaneo intrecciarsi di lettere in vari colori e varie lingue.
- Bobina
Acrilico su tela cucita su stoffa imbottita e ricamata, rete metallica; 1000×15 cm.
Una tela dipinta con dripping casuale è diventata una pelle, un animale disprezzato dai più è diventato una sorta di mascotte: per noi Bobina è conduttrice di energia, portatrice di simbologie positive legate alla salute e alla cura, e di messaggi che sono stati scritti in carcere e nascosti in essa.
- Ariadne
Video, 3:05 minuti.
Un lavoro ispirato al mito del labirinto: un “dentro” che contiene un eroe con la sua battaglia, un “fuori” in attesa,e un filo a collegarli e a permettere la ri-uscita. Girato per metà in carcere e per metà in spazi aperti, il video ha una particolarissima colonna sonora, realizzata mixando esclusivamente le voci dei ragazzi e il suono di un piano registrati all’interno del carcere.
per vedere il video e le foto della realizzazione dei lavori:https://camillakeibibaron.com/2015/07/09/ariadne-segnidise-opere-condivise-dal-carcere-di-bollate/